Svelando il verde urbano di Roma, una storia di trasformazioni

Il patrimonio verde di Roma attraverso i decenni

Parlare di Roma significa pensare alla sua architettura monumentale, al maestoso Colosseo, alle mura vaticane. Ma esiste un altro patrimonio, meno evidente ma altrettanto fondamentale per la città: il suo sistema di verde urbano. Agli Stati Generali del Verde, la professoressa Lucina Caravaggi dell’Università Sapienza di Roma ha presentato una riflessione affascinante sull’evoluzione del verde urbano nella Capitale, evidenziando i cambiamenti del paesaggio e la sua rilevanza ambientale e sociale. ricostruzione storica del verde di Roma

L’approccio della Caravaggi invita a considerare i vari elementi verdi della città — fiumi, parchi, aree archeologiche e ville storiche — non come realtà isolate, ma in costante interazione tra loro. Questi elementi si sono evoluti nel corso del tempo, rivelando trasformazioni ogni trent’anni che ne hanno modificato il ruolo nel paesaggio urbano.

Gli anni Trenta: il modello americano arriva a Roma

La prima di queste trasformazioni significative risale agli anni ’30, quando l’architetto Marcello Piacentini introdusse profonde riforme urbanistiche. Ispirato al modello dei parchi americani, Piacentini cercò di connettere meglio i parchi romani tra loro, creando un sistema integrato. Questa visione interconnessa lasciò un’impronta duratura, ancora oggi riconoscibile in progetti contemporanei come il programma CARME.

Gli anni Sessanta: proteggere il verde dall’espansione urbana

Negli anni ’60, Roma si trovò davanti a una sfida cruciale: la rapida espansione della città rischiava di divorare il verde che la circondava. In risposta, la Capitale adottò una linea pionieristica, promuovendo una legislazione rigorosa volta a proteggere il verde urbano e, allo stesso tempo, la storica campagna romana. Questa fase ridefinì l’approccio alla pianificazione urbana, ponendo la tutela ambientale al centro del dibattito insieme alle esigenze abitative.

Gli anni Novanta: l’ascesa dell’ambientalismo e la valorizzazione del patrimonio

Trent’anni dopo, negli anni ’90, la crescita del pensiero ambientalista riportò la protezione del verde al centro della discussione pubblica. La cittadinanza iniziò a comprendere l’importanza di salvaguardare la campagna romana e l’ecosistema del Tevere, riconoscendoli come parti inseparabili dell’identità di Roma.

La creazione del sistema delle aree protette fu uno dei principali risultati di questo periodo, assicurando che ampie zone dell’agro romano fossero escluse dai rischi di urbanizzazione incontrollata. Il dibattito si concentrò su criteri di tutela rigorosi, stimolando un cambiamento culturale e politico nel modo di concepire il verde urbano.

Le sfide attuali: adattarsi al cambiamento climatico

Oggi, ancora una volta, il sistema del verde urbano si trova in un momento cruciale. I cambiamenti climatici, con i loro effetti tangibili sull’ambiente, hanno superato i confini locali per diventare una questione globale. Il verde urbano non è più solo un elemento estetico o ricreativo: è ormai una priorità per il suo impatto diretto sulla qualità della vita e sulla biodiversità.

Sabrina Alfonsi, assessora capitolina, ha sottolineato l’importanza di questa ricostruzione storica del verde urbano per ripensare la città contemporanea. Si tratta di considerare il verde come una risorsa vitale, un diritto da garantire a tutti. Questa prospettiva riconosce il ruolo del verde come elemento essenziale nella lotta al cambiamento climatico e nella promozione del benessere collettivo.

Il futuro del verde urbano romano

Mentre Roma continua a evolversi, questa riflessione sul verde urbano ci invita a trovare il giusto equilibrio tra sviluppo e sostenibilità. Il lavoro della Caravaggi e dei suoi colleghi apre la strada a nuovi modi di immaginare la città, riconoscendo gli spazi verdi come un bene comune imprescindibile per le generazioni future.

La storia dimostra che, così come il verde di Roma è cambiato nel tempo, anche noi dobbiamo adattarci e trovare soluzioni innovative per preservarlo e valorizzarlo.